Dentro al film c'è TIARA
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Il coro femminile TIARA della cattedrale di Riga partecipa al premiato documentario Women Warriors: The Voices of Change (Le voci del cambiamento).

Il film documentario Women Warriors: The Voices of Change continua a guadagnare consensi a livello internazionale. Più recentemente, ha vinto due premi internazionali di rilievo – il Chicago Indie Film Awards nella categoria Miglior Compositore, così come il Miglior Documentario Indipendente al LA Independent Women Film Award. Nella colonna sonora del film ci sono anche le voci del Riga Cathedral Girls’ Choir TIARA diretto da Aira Birziņa. Insieme alla solista Gillian Hassert TIARA interpreta la canzone “We Rise”, composta dalla compositrice lettone di fama mondiale Lolita Ritmanis che vive a Los Angeles, mentre l’autore del testo è il direttore artistico e produttore del progetto – la carismatica conduttrice americana Amy Andersson.

L’idea di Women Warriors: The Voices of Change è quella di onorare e sostenere le donne di tutto il mondo che hanno combattuto per la giustizia sociale, i diritti umani e civili, le cause ambientali, i diritti delle minoranze, la parità di genere e il diritto di ogni ragazza ad avere accesso all’istruzione. La creatrice di questa significativa idea è Amy Andersson, unica e instancabile musicista e produttrice in una persona sola. La musica è stata creata da otto brillanti compositori e autori di canzoni di Hollywood: Nathalie Bonin, Miriam Cutler, Anne-Kathrin Dern, Isolde Fair, Starr Parodi, Penka D Kouneva, Sharon Farber e Lolita Ritmanis. Inizialmente, questo progetto musicale su larga scala Women Warriors: The Voices of Change era un concerto sinfonico multimediale in sinergia con il documentario che è stato realizzato in parallelo al programma del concerto. Il coro femminile TIARA della cattedrale di Riga è stato invitato a far parte di questo concerto ispiratore con una performance virtuale. La prima mondiale è stata il 20 settembre 2019 all’Alice Tully Hall, Lincoln Center (New York). La prima ha scatenato una vasta risonanza internazionale e ha ricevuto il plauso della critica e del pubblico per la sua esperienza unica, l’impatto sociale e la sua ispirazione a mantenere la speranza e il coraggio.

Nel febbraio 2020, il direttore artistico del progetto Amy Andersson ha visitato Riga per registrare la colonna sonora del programma del concerto nello studio Latvian Radio 1 insieme ai musicisti dell’orchestra lettone appositamente assemblati. Durante la visita a Riga, la direttrice Amy Andersson ha incontrato di persona per la prima volta le cantanti del coro femminile TIARA della cattedrale di Riga, e questo incontro si è rivelato particolarmente toccante e stimolante.

Il progetto multimediale e il film Women Warriors: The Voices of Change sono stati ripetutamente notati a livello internazionale – è stato ufficialmente selezionato e nominato per i premi al Montreal Independent Film Festival, The Impact DOCS Awards e The IndieFEST Film Awards. Nel 2020, il progetto ha ricevuto il prestigioso diploma d’oro degli US Shorty Social Goods Awards nella categoria Live Events.

All’inizio del 2021, la colonna sonora di Women Warriors: The Voices of Change è uscita, disponibile sia in formato digitale (Apple Music, iTunes, Amazon, Pandora) che in versione CD, e se ne possono ascoltare degli estratti qui.

Per informazioni:
Madara Boka
Project manager del Riga Cathedral Girls’ Choir TIARA
bokamadara@gmail.com

 

Traduzione dall’Inglese di Andrea Angelini

About Post Author

Aira Birzina

Aira Birziņa (1968) si è laureato all'Accademia di musica lettone Jāzeps Vītols, laurea nella classe di Edgars Račevskis e Ivars Bērziņš (1992), laurea magistrale nella classe di Imants Kokars (1995). Dal 1997 è la direttrice del Coro Femminile Ogre "Rasa", e dal 2000 dirige sia il Coro Femminile "Dzintars" che il Coro Femminile della scuola della Cattedrale di Riga. Dal 2003 è la direttrice principale dei cori del distretto di Ogre e la direttrice artistica dell'Ogre Music Festival. È stata la direttrice principale del XXIII e XXIV Festival della canzone lettone, l'iniziatrice e l'organizzatrice attiva di diversi importanti festival di musica corale ed eventi educativi. Ha lavorato presso il Dipartimento di Direzione e Pedagogia Vocale all'Accademia di Pedagogia e Gestione dell'Educazione di Riga, dal 2006 è stata assistente all'Accademia di Musica Lettone Jāzeps Vītols, e dal 2011 - professore associato di direzione corale. Insieme ai cori "Ausma", "Dzintars" e al coro femminile della della Cattedrale di Riga ha vinto diversi importanti concorsi corali internazionali. Come docente ha condotto seminari, corsi, masterclass, come esperta ha fatto parte di varie giurie di cori lettoni, ensemble vocali e concorsi per giovani cori, così come di giurie di concorsi corali internazionali. È stata membro del Consiglio del settore corale del Centro per la Cultura e il Patrimonio Immateriale per diversi anni.
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Riflessioni su un funerale reale Ho mutuato il titolo principale di quest’articolo dall'autobiografia di Henry Mancini che è stato, tra le altre realizzazioni musicali, il compositore di tante colonne sonore di Hollywood, in particolare la serie della Pantera Rosa e di Colazione da Tiffany. Nell'era degli studi filmografici di Hollywood, i compositori lavoravano sempre sotto pressione, portando sovente una pesante responsabilità per il successo o meno di un film; per consuetudine erano però esclusi dalla proiezione privata pre-rilascio frequentata esclusivamente dai magnati dello studio e dai loro accoliti. Come compositore, tutto quello che potevi fare era chiedere a qualcuno che era stato al corrente delle discussioni post-proiezione se i presenti avevano menzionato la musica (generalmente no, sembra), e se sì, se il verdetto era favorevole. Mi è stata ricordata questa significativa intuizione mentre navigavo tra i canali che trasmettevano le discussioni dopo il funerale del Duca di Edimburgo. In mezzo a tutti i torrenti di verbosità di esperti o aspiranti tali sulla funzione religiosa e su coloro che vi partecipavano, non ho sentito una sola parola di commento sulla musica che aveva formato una parte così cruciale del servizio funebre, e tanto meno alcun elogio ai musicisti che l'avevano pianificata ed eseguita con una professionalità impeccabile e con un impegno indefesso. Sono rimasto stupito? Non proprio. Ho imparato l'amara lezione da giovane organista, a volte chiamato a suonare ai matrimoni: non tutti amano e si preoccupano della musica come te. Abituato a un pubblico rispettoso e attento ai concerti, rimasi scioccato da ciò che mi sembrava la maleducazione e l'indifferenza delle congregazioni nuziali che si agitavano nei banchi, portavano con sé bambini urlanti, tossivano, agitavano i loro cartoncini d’invito e chiacchieravano durante il nostro inno che accompagnava la firma sul registro, così amorevolmente provato nei giorni precedenti. Ma torniamo ai film. Se dubitate dell'importanza della musica nei film, provate a guardare le scene nel deserto di Lawrence d'Arabia con il volume azzerato, o (scusate se state leggendo questo a colazione) la scena della doccia in Psycho - dove quello che è in realtà un pezzo di cinematografia piuttosto banale è reso terrificante dalla musica di Bernard Herrmann con i suoi violini stridenti. Qui ci sono parallelismi da fare con la musica in chiesa. Come in un film, la musica in una funzione religiosa non è lì per sé stessa, ma per formare parte di un mosaico di parole, musica, azione, costumi e (se sei alla Chiesa di San Giorgio di Windsor o in un posto simile) splendore scenico. Si chiama liturgia, e se la musica fa la sua parte correttamente, l'evento viene innalzato verso il cielo, e se non lo fa, il tutto può cadere piatto. A differenza di un film, la musica in una funzione religiosa non è generalmente il lavoro di un singolo compositore; il compito di chi pianifica la funzione - in questo caso con alcune richieste di musiche scelte dal Duca - è di far sì che tutto si incastri e fluisca senza intoppi, cosa che è stata brillantemente realizzata a Windsor, lavorando con le restrizioni imposte dal Covid che permettevano solo un quartetto di voci soliste piuttosto che il coro al completo. Se avete studiato (ad esempio) la forma di una sinfonia di Beethoven, saprete quanto sia importante la struttura della tonalità per legare insieme un'intera opera. E al funerale c'è stata una pianificazione altrettanto meticolosa delle tonalità. Era tutto costruito intorno a Sol, minore e maggiore, per il quale siamo stati preparati dall'ultimo brano organistico prima del Servizio Funebre, il Preludio Rhosymedre di Vaughan Williams in maggiore, che ha portato a una sommessa improvvisazione nella tonalità minore. Sono seguite le intramontabili Burial Sentences di William Croft (Sol minore) . . . e dopo la Bidding Prayer, il beneamato Eternal Father di Dykes (nella relativa tonalità della sottodominante maggiore, Do) - nell'arrangiamento di James Vivian che lascia coraggiosamente il primo verso a una voce solista non accompagnata, un po' come la tromba solitaria all'inizio de Il Padrino che ti fa prestare attenzione e ascoltare. Restiamo in Do maggiore per il Jubilate di Britten scritto su richiesta del Duca nel 1961, vivace, conciso e senza fronzoli (qualità che lui avrebbe incoraggiato, senza dubbio) … un ritorno in Sol minore per l'impostazione del Salmo 104 di William Lovelady, la sua tonalità e la struttura dei bassi che riecheggia uno dei più grandi lamenti, quello di Didone dall'opera di Purcell… Le risposte di William Smith dell'inizio del 17° secolo portano un raggio di sole in Sol maggiore, poi il Kontakion russo che ritorna al cupo Sol minore, un passo laterale verso il relativo maggiore di Sol minore per il ‘Last Post' in Si bemolle, la sua sottodominante Mi bemolle per la ‘Reveille', e un senso di ritorno e liberazione con l'Inno nazionale in Sol maggiore. Beethoven non avrebbe potuto pianificare meglio. I non musicisti non saranno stati consapevoli di tutto questo percorso di attenta progettazione, ma, credetemi, il servizio funebre non sarebbe stato lo stesso senza di esso. C'erano altri legami, reali, storici e locali, abilmente intrecciati nel tessuto del servizio funebre. William Croft (1678-1727) condivise lo stesso maestro (John Blow) con il suo più anziano contemporaneo Henry Purcell (al quale il Salmo 104 di Lovelady rende omaggio), e come lui fu un Gentiluomo della Cappella Reale e Organista dell'Abbazia di Westminster. La maggior parte della musica di Croft è dimenticata, ma il suo inno O God, our help in ages past è ancora uno dei preferiti e le sue Burial Sentences che hanno aperto il servizio sono state cantate al funerale di ogni sovrano britannico dopo Giorgio II. Il Kontakion russo - introdotto nel repertorio anglicano nel suo arrangiamento dall'organista di San Giorgio, Sir Walter Parratt, più di cento anni fa - ci ha ricordato le origini del Duca nella Chiesa ortodossa. Un altro organista di San Giorgio, Sir William Harris - insegnante di pianoforte delle giovani principesse Elisabetta e Margaret - ha composto uno dei preludi per organo prima del servizio. Il suo amico e collega di Windsor, il canonico Edmund Fellowes, fu il primo ad editare i Responsori di William Smith dell'inizio del XVII secolo, che abbiamo sentito abilmente arrangiate per quattro voci (nell'originale erano cinque) dall'ex assistente organista di St George, Roger Judd. E che dire del superbo quartetto vocale? Tom Lilburn, Nicholas Madden e Simon Whiteley, membri laici del Coro di San Giorgio, erano affiancati da un altro membro della stessa comunità, Miriam Allan (sposata con il loro collega Richard Bannan, ho diretto io stesso il coro al loro matrimonio)… Luke Bond era l'impeccabile organista che sapeva come abbinare il suo strumento alle quattro voci… James Vivian, organista e direttore del coro di San Giorgio, ha diretto non solo la musica ma ha fatto molto di più, mettendo insieme le tessere del mosaico per rendere il funerale, pianificato nel mezzo di una pandemia, l'omaggio "austero ma eloquente" al Duca, così come è stato riconosciuto dal critico musicale del Sunday Times, Hugh Canning. In The Spectator l'eminente compositore Sir James MacMillan lo ha descritto come avente "un impatto gentile ma enorme" su coloro che vi hanno assistito. Altri più qualificati di me avranno, spero, commentato lo splendido contributo alla giornata dato dai contingenti militari nei cortili del Castello e dai due eminenti sacerdoti che hanno guidato la funzione, ma io vi ho dato il mio punto di vista da musicista. Così io, almeno, ho menzionato la musica. Previous post Hanno forse citato la musica?
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