Sembra anacronistico, ma forse non troppo considerando il tempo in cui viviamo, parlare di ‘processione contro la peste’…Quando la peste tornò in Europa nel 1348 dopo un’assenza di quasi seicento anni, pochi avrebbero potuto immaginare che la malattia avrebbe continuato a perseguitare il continente per i successivi quattro secoli. Un certo numero di fattori rendeva la malattia davvero orrenda: si ripresentava a cicli imprevedibili; produceva sintomi grotteschi, come bolle e necrosi delle estremità; aveva un altissimo tasso di mortalità; si diffondeva facilmente e uccideva rapidamente (Boccaccio scrive che le vittime della peste “avendo fatto colazione al mattino con i loro parenti, conoscenti e amici, cenavano quella stessa sera con i loro antenati nell’altro mondo!”). Inoltre, a differenza di altre malattie come la lebbra, la peste non segnava singoli individui, ma piuttosto assediava intere popolazioni. Quest’ultimo attributo della peste aveva importanti implicazioni morali. Se la malattia, come si pensava, era in ultima analisi una punizione divina per il peccato, allora ne conseguiva che la peste metteva in discussione non solo la virtù di un individuo, ma la moralità collettiva di una comunità. L’azione correttiva, quindi, doveva essere portata avanti comunitariamente.
Il Cardinale Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano durante l’epidemia della città del 1576-78, utilizzò il rituale della processione contro la peste come risposta al problema del peccato collettivo; la musica fu una componente centrale della processione perché interagiva con altri elementi del rituale per facilitare il culto corporativo, rafforzando al contempo i legami civici della comunità processuale. Tuttavia, le grandi congregazioni di persone nelle processioni esacerbavano la reale minaccia di contagio e contravvenivano alle regole mediche e civili di isolamento. Borromeo affrontò questa lotta tra pietà e sicurezza pubblica spostando la processione dalle strade pubbliche alle case private quando le parrocchie furono messe in quarantena. Nel programma di ‘devozione ad hoc’ di Borromeo, la maggior parte degli elementi rituali furono eliminati, lasciando la musica come strumento primario attraverso il quale i milanesi furono in grado di mantenere le loro attività devozionali corporative e di cancellare i confini tra il culto pubblico e quello domestico.
Gli elementi liturgico-musicali della processione contro la peste funzionavano in tandem con gli altri elementi rituali per propiziare la divinità e unificare la comunità. Sulla scorta dei libri sacerdotali del tempo, il nucleo rituale delle processioni di emergenza, come quelle per la pioggia o per la cessazione della peste, seguiva la forma delle Litanie Maggiori. In generale, i salmi (di solito uno dei salmi penitenziali, 6, 31, 37, 50, 101, 129 e 142) e le antifone venivano eseguiti al punto della partenza processionale. Durante l’ambulazione vera e propria, le litanie, di solito le Litanie dei Santi, venivano cantate insieme ad altri Salmi e ripetute se necessario. Alla conclusione del rito, le preghiere al punto di raccolta finale rinnovavano le petizioni precedenti, e si doveva celebrare una Missa contra pestem. Talvolta venivano pubblicati opuscoli speciali contenenti le preghiere delle processioni che possono ora aiutarci a definire il programma liturgico di una determinata processione. Per il rito di Milano, Borromeo pubblicò le Antiphonae, psalmi, preces, et orationes ad usum supplicationum tempore pestis, un libretto palmare (21 fogli, 13 cm per 7,5 cm) che poteva essere facilmente portato in processione. Il libro si apre con una selezione di sette antifone e i sette salmi penitenziali, da eseguire ‘pro arbitratu’. Seguono altri tre salmi (94, 87 e 90) e due letture bibliche (Giona 2 e Isaia 38), sempre da eseguire come i partecipanti ritengono opportuno. Le Litanie dei Santi vengono dopo, seguite da una ristampa del Salmo 50 e poi da una serie di cinque brevi preghiere, la prima delle quali è semplicemente una rubrica che istruisce i supplicanti ad eseguire una preghiera al santo nella cui chiesa si trovano (de Sancto, in cuius Ecclesia supplicationes fiunt). Il resto sono preghiere di misericordia e protezione.
Lascio a voi una riflessione personale, di qualunque tipo, su quanto scritto…

Andrea Angelini, ha iniziato presto lo studio del Pianoforte presso il Liceo Musicale Lettimi di Rimini per diplomarsi poi presso il Conservatorio Frescobaldi di Ferrara. Ha studiato anche organo sostenendo gli esami al Conservatorio di Pesaro. Dedicatosi contemporaneamente all’attività corale compie studi di Direzione all’Accademia Internazionale delle Arti di Roma ove si diploma con il M° Fulvio Angius. Si è perfezionato in questa disciplina con Giovanni Acciai e con Peter Phillips (Tallis Scholars) all’International School of Oakham (Inghilterra). Ha conseguito la laurea di secondo livello in Direzione di Coro al Conservatorio di Cesena. E’ direttore del Coro Polifonico Carla Amori di Rimini e dell’Ensemble professionale Musica Ficta con i quali ha diretto concerti in Italia e all’estero. Ha collaborato, come direttore ospite, con il Coro Jauna Muzika a Vilnius, con il Coro Ave Sol a Riga, con il Belarusian State Chamber Choir a Minsk e a Rimini e con il Coro Neozelandese The Tudor Consort. E’ ideatore, Direttore Artistico e membro della Giuria del Concorso Organistico Internazionale Marcello Galanti di Mondaino. E’ direttore artistico della Rassegna Corale Voci nei Chiostri. E’ stato membro della giuria di numerosi Concorsi Internazionali Corali e di Organo in Italia, Europa e Asia. E’ spesso chiamato a tenere corsi di musica corale antica presso prestigiose istituzioni estere. E’ direttore artistico e docente dei Corsi Internazionali per direttori di Coro organizzati dall’Associazione Musicale Musica Ficta ove insegna con Peter Phillips. Ha pubblicato trascrizioni per le Case Editoriali Gelber-Hund e Canticanova. Sue composizioni sono pubblicate da Ferrimontana ed Eurarte. E’ direttore responsabile dell’ICB, la Rivista Corale dell’IFCM (International Federation for Choral Music). E’ direttore artistico del Concorso Corale Internazionale di Rimini, del Concorso Corale Internazionale Regina del Mare Adriatico, del Concorso Corale Claudio Monteverdi e del Liviu Borlan Choral Competition (Romania). E’ uno dei membri della Commissione Artistica dell’AERCO, l’Associazione dei Cori dell’Emilia Romagna. E’ membro onorario dell’ACDA, l’Associazione Americana dei Direttori di Coro. Da Aprile 2015 è Presidente di AERCO, l’Associazione Emiliano Romagnola Cori.